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Il concerto si è tenuto il 28 novembre 2015 in Sala Mozart presso la Regia Accademia Filarmonica di Bologna; a seguire i dettagli.
Durata concerto: 1h e 30 minuti circa.
Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)
Quartetto in Fa maggiore per oboe e archi K370
Allegro
Adagio
Rondò. Allegro
Carlos del Ser, oboe
Gisella Curtolo, violino
Behrang Rassekhi, viola
Gabriele Geminiani, violoncello
Fryderyk Chopin (1810-1849)
Concerto n. 1 in Mi minore per pianoforte e orchestra op 11 nella versione originale per pianoforte e quartetto d'archi
Allegro maestoso
Romanza: Larghetto
Rondò: Vivace
Gisella Curtolo, Gabrielle Shek, violini
Behrang Rassekhi, viola
Gabriele Geminiani, violoncello
Leonora Armellini, pianoforte
Quale concerto: di archi, oboe e piano
di Piero Mioli
Per l'inconfondibile “poeta del pianoforte” il primo concerto pianistico fu in verità il secondo: composto dopo il concerto op. 21, molto semplicemente il concerto op. 11 era stato pubblicato prima e quindi meritò un numero d’opera relativamente basso. Chopin attese al lavoro durante gran parte del 1830: in inverno e primavera compose i primi due movimenti, in estate il terzo; il 22 settembre lo eseguì in casa sua, privatamente; e l’11 ottobre lo esibì al pubblico vero e proprio, nella sua Varsavia e in assetto di partenza (una partenza, come si sa, senza ritorno).
Il Concerto n. 1 in mi min. op. 11 si articola in tre movimenti come i concerti di Mozart e Beethoven, a un Allegro maestoso in forma-sonata facendo seguire un Larghetto in forma di romanza e un Vivace in forma di rondò; infine si ispira alla maniera del cosiddetto stile Biedermeier, giacché nei tempi veloci sgrava l’orchestra di troppi oneri d’autonomia e invece grava il solista di ogni responsabilità tecnica, nel tempo lento esalta il canto e nel finale sfrutta un tematismo di un certo gusto spettacolarmente borghese. E se le difficoltà della scrittura pianistica pertengono a una brillantezza di aspetto e qualità straordinaria, l’invenzione melodica vive all’insegna di una gentilezza, un’intensità e una profondità che sono già superbamente chopiniane. Così capita infatti ai due temi dell’Allegro, introdotti con semplicità dai primi violini e poi ripetuti e ingigantiti dal pianoforte, l’uno fatto vieppiù inquieto dalla tonalità d’impianto nonché dal ritmo giambico e l’altro illeggiadrito dall’omologo maggiore (e cioè il Mi); ma soprattutto al tema del Larghetto, una cullante melodia sospesa fra Mozart e Bellini che sembra soltanto aspettare la fratellanza di qualche bel verso italiano della stessa lunghezza (e invece aspetta una cadenza d’alta specie virtuosistica, “leggerissima” e incastonata con cura nel discorso). Secondo la tradizione, fu Chopin stesso a trascrivere il pezzo da concerto in pezzo da camera, per pianoforte e quartetto d'archi.
Ventenne Chopin, venticinquenne era Mozart allorché compose il Quartetto in Fa magg. per oboe e archi K 370. Suo precedente d'organico e di stile era il quartetto per flauto K 285, dove il fiato concertava assai con gli archi e mai questi si limitavano ad accompagnare il solista (ma qui l'oboe ebbe anche una piccola cadenza nell'Adagio). Il fatto è che all'epoca, l'inverno del 1781, Wolfgang Amadeus era a Monaco per mettere in scena il fiammante Idomeneo re di Creta, dramma scritto per i superbi strumentisti di Mannheim: a loro, che conosceva da tempo, dedicò anche il nuovo pezzo da camera; e in particolare all'oboista Friedrich Ramm, ritenuto ineguagliabile «per bellezza, rotondità, morbidezza e chiarezza di suono e per la squillante potenza del suo “forte”». Vispo e schietto l'Allegro iniziale, dolente e intimistico l'Adagio (anche perché modulato al relativo minore), brillantissimo il Rondò. E capriccioso, questo Rondò: a un certo punto, mentre gli archi articolano il loro bravo 6/8, l'ancia doppia pronuncia un dissidente 4/4 e se lo tiene per un po', almeno fin che le fa artistico comodo.